Copparo
24 Giugno 2017
Perquisizione all'alba per cercare il lettino. La donna avrebbe violato i sigilli, "ma non c'erano ancora e non sapevo dove far dormire la nipotina"

Omicidio di Ambrogio, indagata la nonna per ‘colpa’ della culla

di Elisa Fornasini | 3 min

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Cattia e Melissa Bersanetti, rispettivamente mamma e zia di Lara Mazzoni

Ambrogio. Sveglia di soprassalto all’alba. Aperta la porta, entrano in casa i carabinieri e controllano l’interno. Un blitz improvviso, su regolare mandato del pm, per cercare un lettino per bambini.

È il trauma che ha subito Cattia Bersanetti, mamma di Lara Mazzoni, che ospita la nipotina di 3 anni rimasta senza padre, ucciso nella loro casa ad Ambrogio con due coltellate inferte dalla compagna, la quale ha subito confessato l’omicidio e ora è agli arresti domiciliari.

Il motivo del blitz è il reato della violazione dei sigilli (articolo 110 e 349 del codice penale) perché la persona indagata (Cattia, ndr) si è “introdotta in concorso con altri – si legge nel mandato di perquisizione – all’interno dell’abitazione di via Rossi, sottoposta a sequestro penale in data 4 aprile, per prelevare un lettino per bambini e presumibilmente oggetti ivi contenuti e sotto sequestro”.

In effetti la nonna, con l’aiuto di alcuni vicini di casa, ha portato la culla al piano di sopra (abita nello stesso palazzo della figlia, dove è stato consumato il delitto). Ma “solo perché non sapevo dove far dormire la piccola, e poi i sigilli non erano ancora stati posti” spiega Cattia, visibilmente scossa dalla visita a sorpresa di ieri mattina da parte dei militari di Copparo.

Il lettino tanto cercato

“Erano le 6.30, ovviamente stavamo ancora dormendo – racconta la donna 67enne -. Ho sentito suonare il campanello, ho aperto il cancello pensando che i carabinieri dovessero perquisire ancora la casa di Lara (l’ultimo controllo, che doveva essere quello definitivo, c’era stato venerdì scorso). E invece hanno bussato alla mia porta e sono entrati. Io ho avuto un momento di scompenso, mia nipote era sotto shock… è piccola, è malata, è fragile perché senza mamma e papà, ha solo me. Ora è agitata e anche io sono ancora spaventata per quanto successo”.

“Non meritiamo questo trattamento perché siamo persone normali, per bene, anche Lara ha confessato l’omicidio, non è scappata, non si è nascosta, è incensurata e di ottima famiglia” si sfoga Cattia. A fianco a lei c’è la sorella più giovane, Melissa, praticamente una sorella per Lara. “Conosco mia nipote e non è un’assassina, non ha mai fatto male a una formica: quello che è successo è una disgrazia, non era una cosa voluta… se non era lui era lei” rivela la zia, sottintendendo i rapporti tesi tra la coppia.

Se Cattia è indagata per aver sottratto il lettino di legno dall’abitazione di sua figlia per far dormire la nipotina, anche Melissa (che attualmente ospita Lara nella sua casa dove sta scontando gli arresti domiciliari) ha avuto un risveglio burrascoso. “I carabinieri sono venuti a mettere sottosopra anche casa mia – racconta la donna -. Hanno trovato una raccomandata inviata dal datore di lavoro di Lara per sospendere il rapporto lavorativo dopo il fatto. L’ha ricevuta Cattia, che ha firmato la raccomandata di ritorno, e l’ha data a me così che la potessi consegnare alla diretta interessata. Non è una furbizia, è una cosa normale”.

Insomma la famiglia Bersanetti si dice “indignata” e “amareggiata” per l’atteggiamento con cui sono state trattate: “Noi non siamo Igor, non siamo delinquenti né criminali, ci stanno facendo vivere un incubo”. Intanto martedì la pm Isabella Cavallari farà ricorso per contestare gli arresti domiciliari alla Mazzoni. L’avvocato difensore Fabio Anselmo ha già presentato la richiesta in procura per dissequestrare il lettino e sta preparando un atto per segnalare la “compromissione ingiustificata dei diritti umani, come il diritto al riposo violato con una sveglia alle 6.30 del mattino”.

Per quanto riguarda invece il blitz dei carabinieri di sabato mattina, eseguito su mandato dell’autorità giudiziaria, da fonti investigative arriva la garanzia che la perquisizione sarebbe stata effettuata con le tutele del caso. I militari sono entrati anche senza divise, come previsto in casi in cui siano presenti minori, proprio per non turbare eccessivamente la piccola.

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